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Giovanni Crisostomo

Giovanni, denominato “bocca d’oro” per la prodigiosa capacità oratoria, visse tra il IV e il V secolo ed ebbe un’esistenza tribolata. Nel 398 fu chiamato a succedere al patriarca Nettario sulla cattedra di Costantinopoli: la sua attività era nota per l’apostolato attivo e l’abilità nella predicazione.

Evangelizzò le campagne, creò ospedali e pronunciò sermoni con cui accusava vizi e tiepidezze, in particolare della corte. I suoi oppositori lo deposero illegalmente e lo esiliarono due volte, prima in Armenia, poi sulle rive del Mar Nero. In questo luogo presso Comana il 14 settembre 407, Giovanni morì.

Teodosio il Giovane, figlio dell’imperatore romano Arcadio, fece trasferire i suoi resti mortali a Costantinopoli, dove giunsero la notte del 27 gennaio 438.

Ed è proprio in questa data che il Santo viene ancora oggi festeggiato ad Asola, con l’esposizione del busto argenteo che ne custodisce la mascella. Il tabernacolo è protetto da sei chiavistelli, le cui chiavi sono tradizionalmente conservate dal parroco e dal sindaco. I due, a nome della comunità religiosa e civile, nella giornata festiva aprono le serrature di loro competenza, per offrire la reliquia alla pubblica venerazione.

 

Secondo una leggenda essa fu trovata del tutto casualmente il 2 marzo 1604 e sarebbe stata portata ad Asola da un religioso di passaggio, deceduto in loco: il fatto fu interpretato come un segno della volontà del santo di veder qui collocata la sua insigne reliquia. In realtà essa è attestata ad Asola sin dal 1501, quando venne posta all’interno dell’altare maggiore durante la liturgia di consacrazione, officiata proprio nella ricorrenza liturgica (secondo il calendario all’epoca vigente) di san Giovanni Crisostomo. Nella seconda metà del Cinquecento, forse a causa di un rifacimento dell’altare, fu trasferita in un tabernacolo a muro realizzato nel presbiterio e qui la vide san Carlo che ordinò lavori di abbellimento del repositorio. Infine, nel 1604 i magistrati pubblici commissionarono l’attuale reliquiario a un orefice milanese avvalendosi della mediazione del benedettino asolano Giuliano Ghirardelli. L’opera venne terminata l’anno successivo, come testimonia l’epigrafe dedicatoria incisa sul basamento che celebra la speciale devozione della comunità per l’arcivescovo di Costantinopoli. A conferma della secolare venerazione, nel 1788 l’abate Federico Maria Molin e il Senato veneto riconobbero solennemente il Crisostomo quale patrono della città in luogo dei santi Faustino e Giovita, patroni di Brescia.

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